Fashion Green. Quando la moda diventa sostenibile
La moda conquista tutti e quindi è un grande dispiacere sapere che l’industria che produce tutto ciò che ci piace indossare, che ci fa sentire a posto o speciali a seconda dell’occasione, è frutto di un settore fra i più inquinanti, secondo solo all’industria che impiega fonti fossili per produrre energia.
Sembra strano, vero? Eppure, i motivi risultano molto chiari se si riflette su due aspetti correlati: l'utilizzo del petrolio come materia prima nella produzione dei tessuti sintetici e i trattamenti chimici che vengono effettuati dalla produzione della materia, quindi in agricoltura, tessitura e colorazione, fino al prodotto finito.
Molti problemi sono dovuti alla chimica applicata nelle diverse fasi di lavorazione che comporta un forte inquinamento dell’acqua, da cui derivano problematiche inerenti alla salute delle persone, dai lavoratori, e dai consumatori che indossano abiti che possono lasciare residui sulla pelle e nelle acque dopo i normali lavaggi.
Le ricerche mostrano che sempre più i consumatori si informano sulle modalità più o meno etiche di produzione degli oggetti di moda: i Millennials, ad esempio, vogliono capi etici secondo uno studio McKinsey. L’innovazione responsabile è uno dei 10 megatrend del settore moda per i prossimi dieci anni e “oltre il 65% dei consumatori nei mercati emergenti, Cina e India in primis, e il 32% dei consumatori in Europa e Stati Uniti, fanno ricerca attiva prima dei loro acquisti e sono interessati alla moda sostenibile”. Un altro studio (Global Lifestyle Monitor) mostra come quasi il 60% degli italiani cerca un capo d’abbigliamento eco-friendly.
Anche le star danno il loro contributo alla maggior consapevolezza sulla necessità di una moda attenta a valori ambientali e sociali: molto attiva è Emma Watson che, anche attraverso il suo account Instagram – The Press Tour, sostiene diversi brand etici di moda, così come Livia Firth, moglie di Colin, che ha fondato la società di consulenza Eco-Age che assiste i brand verso la sostenibilità e ora promuove i Green Carpet Fashion Awards, gli “Oscar della moda sostenibile”.
Per chiarire cosa si intende per moda sostenibile, identifichiamo i tre pilastri base:
- Rispetto dei diritti umani con condizioni lavorative dignitose.
- Allevamenti biologici che rendano la vita degli animali più semplice.
- Salvaguardia dell'ambiente con l'utilizzo di alternative alle sostanze tossiche.
Solitamente le regole ambientali e sociali sono molto differenti nei vari paesi del mondo, e per questo sono nati dei certificati che garantiscono il rispetto delle regole ambientali e sociali durante la filiera di produzione. Di seguito alcune note per comprendere le certificazioni stesse:
Certificati ambientali
può garantire la provenienza del tessuto, la sua eventuale origine biologica, o da riciclo di risorse esistenti, ma anche l'utilizzo di sostanze non dannose per l'ambiente, sia in fase di coltivazione di una pianta come il cotone, sia durante l'estrazione del tessuto e le successive lavorazioni all'interno dell'azienda.
Certificati sociali
possono garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori all'interno dell’intera filiera delle aziende di moda.
Certificati per i diritti animali
possono garantire il rispetto dei diritti animali e la totale assenza di sostanze di origine animale all'interno dei prodotti. Questi certificati sono tra i più recenti in ordine di età, e adatti soprattutto a chi vive uno stile di vita vegan. Molte aziende di moda, di cui tutti amiamo leggere su Vogue, si sono adattate e fra queste ricordiamo le più note come Stella McCartney e Vivianne Westwood o Versace e Furla che hanno deciso di dire addio alle pellicce.