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I 3 giardini più belli del mondo

Con l’arrivo della primavera a tutti viene voglia di godersi le belle giornate all’aperto per godere del tepore del sole e dei colori della natura che si risveglia.

 

Nel nostro Paese sono tantissimi i giardini e i parchi, pubblici e privati, che si hanno a disposizione per una visita rilassante, favoriti sicuramente dal clima e da una passione per questo tipo di architettura che vanta molti secoli di storia. In tutto il mondo, però, ci sono giardini che testimoniano un gusto e una tradizione specifica del luogo e che possono giustificare un viaggio o almeno una deviazione quando ci si trova in zona.

 

Gli appassionati seguono sicuramente i suggerimenti della prestigiosa rivista Rosanova che dal 2005 racconta la storia e l’arte contenuto nei giardini, come storia dell’uomo, del suo rapporto con la natura e con il bello. Noi proponiamo alcune mete che ci sembrano interessanti perché mostrano interpretazioni diverse dell’ambiente giardino: a voi, poi, scegliere la preferita!

 

L’Olanda non può mancare in questo terzetto di giardini indimenticabili. Il tulipano è il fiore più noto dei Paesi Bassi, ma a Keukenhof lo troviamo in sette milioni di esemplari su un’estensione di 32 ettari, per ammirarlo in tutto il suo splendore. È considerato il più grande giardino in fiore del mondo e si trova a sud-ovest di Amsterdam. Comprende anche fiumiciattoli e laghetti con barche a trazione elettrica, per scivolare fra i tulipani. Keukenhof è nato come iniziativa di dieci coltivatori di bulbi da fiore ed esportatori che, nel 1949, desideravano creare una vetrina per l'industria dei fiori attorno al castello di Keukenhof, le cui origini risalgono a Jacoba van Beieren, contessa che nacque nel 1401 e morì nel 1436 e che governò brevemente Olanda, Zelanda e Henegouwen. Il giardino nacque nel 1857 grazie agli architetti paesaggisti Zocher e oggi è aperto 8 settimane all’anno per circa 1 milione di visitatori. Chi torna trova sempre un impianto ridisegnato ogni anno e i fiori vengono piantati e selezionati in modo che si possa godere la fioritura dei bulbi per tutto il periodo di apertura.

 

In Italia non si può non citare Villa d’Este, a nord-est di Roma: un vero capolavoro rinascimentale di giardinaggio italiano che ospita grotte, cascate e statue antiche. Villa d’Este è patrimonio dell’UNESCO e, grazie a un’impressionante concentrazione di fontane, ninfei, grotte, giochi d’acqua e musiche idrauliche, costituisce un modello più volte emulato nei giardini europei del manierismo e del barocco.

Le imponenti terrazze ricordano i Giardini pensili di Babilonia, mentre un acquedotto e un traforo sotto la città, rievocano la sapienza ingegneresca dei romani. Le rovine di Villa Adriana, costruita dall’imperatore romano Adriano, furono fatte rivivere dal cardinale Ippolito II d’Este, governatore di Tivoli, grazie a un progetto ideato dal pittore-archeologo-architetto Pirro Ligorio e realizzato dall’architetto di corte Alberto Galvani intorno al 1560. Nei secoli successivi si realizzarono interventi di restauro e riparazione dei danni, ma anche innovazioni del giardino, cui lavorò anche il Bernini.

 

Con la Casa d'Asburgo il giardino fu abbandonato, e la collezione di statue antiche fu smembrata e trasferita altrove. Nuova vita giunse alla metà del XIX secolo, quando il cardinale Gustav Adolf von Hohenlohe intervenne in modo deciso e qui ospitò, tra il 1867 e il 1882, il musicista Franz Liszt che compose Giochi d'acqua a Villa d'Este, per pianoforte, e tenne, nel 1879, uno dei suoi ultimi concerti. Allo scoppio della Prima guerra mondiale la villa entrò a far parte delle proprietà dello Stato Italiano che si occupò di riparare i danni provocati dal bombardamento del 1944.  A causa delle condizioni ambientali particolarmente sfavorevoli, i restauri si susseguono nel tempo per mantenere questo gioiello.

 

Sono 35.000 mq complessivi di giardino255 cascate, 100 vasche e 50 fontane, 30.000 piante stagionali, 150 piante sempreverdi ad alto fusto, 15.000 piante e alberi ornamentali perenni, 9000 mq di viali, vialetti e rampeLe fontane non sono alimentate da congegni meccanici ma semplicemente sfruttando la pressione naturale dell’acqua del fiume Aniene, convogliata nella Villa attraverso incredibili lavori idraulici.

Il parco ha anche connotazioni simboliche e filosofiche: l’intenzione era mostrare che l’uomo, nella ricerca della felicità, è sempre combattuto tra ambizioni personali, accettazione del proprio destino e ricerca del bello nell’arte e nella natura. A questa idea corrisponde la perfetta geometria del parco, dove però i sentieri, continuamente e volontariamente interrotti, comunicano un’impressione di incompletezza.

 

Infine, nel nostro breve podio figura il Kenrokuen in Giappone. Creato da una famiglia di feudatari nel XVII secolo, Kenrokuen è considerato uno dei più bei giardini del Giappone che comprende alberi da frutto, case da tè e scorci indimenticabili che lo rendono gradita meta ai turisti durante tutto l’anno.

Si estende per circa 11,4 ettari ed è nato nel 1676 con un giardino chiamato all'epoca Renchi-tei, all'esterno del Castello di Kanazawa, usato dalla nobiltà locale per banchetti durante i quali si contemplavano le foglie autunnali o la luna.

Fu distrutto quasi interamente da un grande incendio nel 1759 e poi ripristinato con l’aggiunta via via successiva della cascata Midori-taki e della casa da tè Yugao-tei e Uchihashi-tei. Nel 1822 prese l’attuale nome e 50 anni dopo su aperto al pubblico.

Il nome Ken-roku-en significa “Giardino dei Sei Elementi” ma viene anche tradotto con “Giardino delle Sei Virtù” o “Giardino delle Sei Sublimità” in riferimento a un libro scritto dal poeta cinese Li Gefei che illustrava le sei caratteristiche ideali per la composizione di un giardino perfetto: spaziosità e isolamento, artificio e antichità, corsi d'acqua e panorami. Qui tutte le componenti sono presenti.

In primavera, intorno metà aprile, fioriscono i ciliegi fioriscono, ma tra metà febbraio e fine marzo, fioriscono i susini. Durante l'estate alle tante piante verdi si aggiunge una grande varietà di fiori. In autunno, invece, si ammirano i colori delle foglie di ciliegi e aceri che tra metà novembre e i primi di dicembre assumono tonalità di arancione e rosso. In inverno lo spettacolo viene offerto dalla neve che ricopre tutto e sui pini del giardino viene montata una tradizionale protezione composta da corde (chiamata yukitsuri) per prevenire i danni della neve, diventata una tipica veduta invernale del Giardino Kenrokuen.


Scopri di più nella rivista Rosanova, dedicata all'arte e alla storia dei giardini.

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