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I 3 fotografi del National Geographic che hanno cambiato il modo di vedere le cose

Da sempre National Geographic, o NatGeo per gli appassionati, è una rivista che vanta le collaborazioni con i migliori fotografi mondiali che realizzano reportage unici, con immagini che spesso diventano veri e propri simboli e vengono riprodotte in molti modi, oggi anche divenendo virali sui social. Tutti i nomi della fotografia più importanti hanno lasciato un segno sul prestigioso mensile, ma alcuni hanno fatto di più. Scatti particolarmente fortunati sono usciti dalle pagine cartacee per iniziare una vita autonoma che ha avuto conseguenze e riflessi per molti.

 

Chi sono i fotografi di National Geographic?

  • Stephanie Sinclair
  • Peter Carsten
  • Joel Sartore
  • Jodi Cobb
  • Annie Griffiths
  • Lynn Johnson
  • George Steinmetz
  • Michael Nichols
  • David Doubilet
  • Chris Johns
  • Jim Richardson
  • Kris Graves
  • Paul Nicklen
  • Brian Skerry
  • David Alan Harvey
  • Amy Toensing
  • Tim Laman
  • Charlie Hamilton James
  • Sisse Brimberg
  • Stephen Alvareza
  • Ami Vitale

e tanti altri.

 

Abbiamo scelto tre esempi per farvi rivivere emozioni del passato che magari avete perso, mentre da adesso non vi accadrà più, ne siamo certi…

Stephanie Sinclair

 Stephanie Sinclair si trovava a Herat, in Afghanistan, il 19 giugno 2004 quando una sola chiacchierata ha cambiato il corso della sua vita. Mejgon si era sposata a 11 anni, e a 15 viveva in un rifugio assieme ad altre ragazze afghane fuggite dai mariti. “In tutta la mia vita non ho mai provato amore” sono state le parole della ragazzina che mai hanno smesso di risuonare nelle orecchie della fotografa che ha continuato a ritrarre spose bambine di tutto il mondo. Così il suo progetto è cresciuto: da un articolo per National Geographic si è trasformato in una campagna in difesa dei diritti delle bambine, chiamata “Too Young to Wed” ("Troppo giovane per sposarsi"). Anche questa campagna ha contribuito alla risoluzione storica delle Nazioni Unite per fermare i matrimoni tra bambini e i matrimoni forzati.

 

Peter Carsten

Nel 2009 è stata scoperta una delle cavità naturali più grandi del mondo, la grotta Hang Son Doong “grotta del fiume di montagna”, in Vietnam. È lunga più di un chilometro e mezzo, alta 180 metri, ma non molto ampia. Carsten Peter, incaricato di fotografarla, ha fatto ricorso all'aiuto di 14 persone per dare luce a questa sala immensa, ma con i vietnamiti era impossibile comunicare e questo ha molto complicato le cose.  Le immagini del servizio sono diventate virali sul web, il reportage ha vinto premi come il World Press Photo e il Picture of the Year, ma il vero motivo di orgoglio del fotografo è stato leggere sui social media commenti come "sono fiero di essere vietnamita". Il lato negativo di questo successo è stato il tentativo di sfruttare commercialmente questo luogo spettacolare, con il rischio di rovinarlo irrimediabilmente. L’idea di costruire una funicolare lunga quasi 10 chilometri per raggiungere la grotta rendendola un'attrazione turistica di massa, è stato fermato grazie alla petizione lanciata dallo stesso fotografo che, da amante della natura, si sentiva particolarmente responsabile per aver mostrato la bellezza del posto, suscitando mire sbagliate.  

 


Joel Sartore

L’apertura del Giubileo della misericordia nel dicembre 2015 ha visto la proiezione su facciata e cupola della Basilica romana di San Pietro di panda, tartarughe, uccelli, felini: un'arca di Noè in piena regola per attirare l'attenzione del mondo sui problemi ambientali, al centro dell'enciclica di papa Francesco Laudato si' e dei negoziati sulla lotta ai cambiamenti climatici in quel momento in corso a Parigi. Le immagini erano dei maggiori fotografi mondiali, tra cui moltissimi nomi ricorrenti sulle pagine di National Geographic, da David Doubilet a Paul Nicklen, da Steve McCurry a Sebastião Salgado. Ma la maggior parte erano foto di Joel Sartore, del suo progetto Photo Ark: ritratti di animali rari o esotici ospitati negli zoo di tutto il mondo, molti dei quali a rischio di estinzione. In tutto si tratta di 12.000 specie da fotografare e dopo un decennio siamo a metà, con la tristezza che intanto alcune si sono estinte.

 


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